OCCHIO MOBILE: linguaggi dell’arte cinetica italiana degli anni ’50-’70

Date: 1° Marzo 2015 – 7 Giugno 2015 – Opening 28 Febbraio 2015

LocationCentro d’Arte Contemporanea di Quito, Montevideo y Luis Dávila, Montevideo – Quito – Ecuador

Curatori: Micol Di Veroli – Massimo Scaringella

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Per la prima volta in Ecuador, questa mostra ha aperto ufficialmente “L’anno dell’Italia in America Latina”. La mostra sull’arte cinetica italiana è ospitata presso il CAC (Centro di Arte Contemporanea di Quito) e presenta una selezione di opere di grandi autori del leggendario movimento artistico cinetico italiano, negli anni 1950 e 1970, da Bruno Munari fino agli artisti ancora attuali.

La progettazione e l’organizzazione sono di Glocal Project Consulting in collaborazione con Altaroma e 10 A.M. Art e con la fantastica collaborazione dell’Alcaldia, del Distretto Metropolitano di Quito e del prezioso supporto dell’Ambasciata Italiana a Quito.

L’esposizione Occhio Mobile (Moving Eye) comprende 50 opere tra dipinti, sculture, collage, video, vestiti e altre opere realizzate dai maestri del movimento italiano ottico e cinetico, a partire da Bruno Munari, vero pioniere dell’arte cinetica, grande designer e professore. Sono esposti, inoltre, più di 20 artisti quali Gianni Colombo e altri membri del Gruppo T (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco), Getulio Alviani, Dadamaino ecc.

Una delle nuove particolarità della mostra Occhio Mobile è la presentazione di dieci vestiti del famoso stilista e designer Fausto Sarli, che rivela la stretta connessione tra Arte e Moda in un unico e incredibile spettacolo. Questa selezione di creazioni mostra le sperimentazioni di quegli anni nel campo della moda.

Making of The Moving Eye

L’Arte Cinetica

Nata nell’Europa negli anni ’30 del secolo scorso, l’Arte Cinetica si presenta nel 1955 con la mostra “Le mouvement in Paris”, che include opere di Alexander Calder, Marcel Duchamp, Jesús Soto e Victor Vasarely. In Italia, la cosiddetta “Arte Programmata” nata più tardi, aggiunge alla poetica dell’arte cinetica un programma di calcolo che permette di cambiare la forma e sequenza dei colori. Questo sarà un passo definitivo per il consolidamento del movimento e la sua irradiazione in tutto il mondo occidentale.

Gli artisti italiani di quegli anni hanno prodotto opere che possono essere manipolate, manualmente o meccanicamente, per dare l’impressione di un movimento dal punto di vista dell’osservatore. L’arte cinetica va oltre le arti visive ed irrompe nei film, nella moda, nell’arredamento e in tutto ciò che ha a che fare con la visione. La reputazione e la consapevolezza dell’arte cinetica raggiunge il suo apice nel corso degli anni 50 e 70, ma tuttora l’arte cinetica è ancora una delle più apprezzate forme d’arte moderna nel mondo.

Per la curatrice Micol Di Veroli, l’arte italiana programmata e cinetica “nasce con l’obiettivo effettivo di opporsi alle opere fisse e definitive, ottenendo così una forma mutevole sia concettuale che fisica“.

Con questo nuovo concetto, è possibile produrre opere aperte e programmate, in cui tutti gli elementi si combinano tra loro secondo un’ipotesi predestinata.

La programmazione in sé è libera, in quanto prevede sia la trasformazione che un movimento che può essere creato all’interno di un quadro temporaneo imprevedibile, che include molte variazioni che neppure l’artista può controllare. Così, l’arte cinetica, prende in considerazione la realtà come un continuum evolutivo del fenomeno che l’essere umano percepisce lungo la sua evoluzione.